Chiedere è lecito, rispondere è cortesia

domenica 22 aprile 2007

Ora lo capisco.




 C'era una volta una ragazza, che camminava bellissima in una stretta viuzza di un paese.
Si guardava intorno affascinata dalle mille bellezze che la vista le offriva.
Tra le due file dei palazzi, ai margini della viuzza, erano attaccati dei fili, dai quali sventolavano panni colorati come farfalle che spiegano le loro ali donandole ai primi raggi di sole di una nuova bella stagione.
Qualcosa di inaspettato.
Gli occhi delle case finoa a quel momento dormienti, si svegliarono all'improvviso e dal loro interno donne e uomini lanciarono contro la ragazza ogni genere di marciume potesse capitare loro tra le mani.
La ragazza cercò di ripararsi, ma invano.
Tutta sporca, iniziò a correre veloce, sempre più veloce, fino ad arrivare ai piedi di una immensa scalinata, sulla cui sommità si mostrava un enorme e sontuoso palazzo,
rassicurante nella sua forma e splendente nella sua luce.
C'era un ragazzo, vestito come un principe, che iniziò a scendere tutti quei bianchi scalini, soridendo. Sorridendole.
La prese per mano e iniziarono a ballare.
Il suo vestito non sembrava più sporco, i suoi capelli non erano più scompigliati.
C'era il sole, c'era la musica, c'erano sguardi e c'erano sorrisi.
Ma ad un tratto successe qualcosa e le mani dei due giovani si separarono, cercando di riafferrarsi in ogni modo.
La ragazza osservà il sorriso del giovane e non potè fare a meno di chiudere gli occhi.
Quando li riaprì si trovò che rotolava su di una scarpata, completamente nuda e con le guance bagnate di lacrime.
Arrivata in fondo trovò qualcuno ad aspettarla.
Una vecchia strega dal naso ricurvo ed i capelli bianchi, coperti da un grande cappuccio nero come la pece, che continuava in un lungo mantello, anch'esso nero, che avvolgeva quel corpo storto e pauroso.
Abbracciò la ragazza, la avvolse nel suo mantello e le disse con una vocina ironica e tremolante:
"Vieni tesoro, sarò io che mi prenderò cura di te".
E camminando piano piano, sparirono all'orizzonte dove altro non si vedeva che una casa avvolta da fumo nero. 

                                                                      -F.C.-

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