Le pagine bianche e la penna che danzando le riempiva velocemente, con facilità.
Il ticchettio dei tasti della macchina da scrivere, il polpastrello dell'anulare che finiva sempre sotto i tasti la cui pressa poco energica lasciava scrivere parole sbiadite, il trillo del ritorno a capo; le cartine bianche per i pensieri urlate e il tasto che i pensieri li sollevava quel "quanto basta" o li imbarazzava tingendoli con il nastro rosso. Il nastro, quei rotolini di nastro che coloravano i polpastrelli di soddisfazione.
[A 11 o 13 anni "che regalo vuoi?".]
Una Olivetti elettrica portatile. Le sue parti grigie che non volevo sporcare, l'emozione nel capirsi subito, le lucine, il mio primo tasto Invio e anni di esperienze passati insieme. Il fumo dai tasti, la mia tristezza.
La curiosità di una nuova macchina sul comó, anch'essa grigia ma più grande e un bel cielo azzurro con la scritta Windows95 era pronto per farsi scrivere.
I forum, i messaggi, il blog. Il mio blog. Ovunque traccia di me.
Quando mi emozionavo, quando guardavo le nuvole. Quando scrivevo, disegnavo, fotografavo.
Poi il silenzio.
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